Allergie professionali e igiene: quando il titolare rischia

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Se l’allergia del dipendente è causata dall’ambiente di lavoro, la responsabilità può essere del titolare. Scoprite quali sono le azioni di prevenzione da attivare per tenere lontane allergie professionali e complicazioni per la vostra azienda e i vostri collaboratori.

In gergo tecnico viene definita allergopatia professionale. E ne soffre un numero sempre più consistente di lavoratori. Parliamo di reazioni allergiche dovute a sostanze prodotte negli ambienti di lavoro oppure utilizzate in fase di lavorazione. Oggi prevenire le allergie professionali con misure specifiche e una corretta sanificazione degli ambienti di lavoro si può, ed è una precisa responsabilità del datore di lavoro che, se non onorata, può portare a sanzioni economiche e giuridiche. E, allora, cosa fare?

Allergie professionali: cosa sono e cosa provocano

Sono tutte quelle forme di reazione allergica, più o meno grave, che si sviluppano a causa della costante esposizione a sostanze tossiche o inquinanti presenti negli ambienti di lavoro. Alle allergie professionali l’INAIL ha dedicato una pubblicazione che elenca le principali cause, i fattori di rischio e le misure più adatte a prevenirle.

 

Numerosi e di varia origine possono essere gli allergeni presenti negli spazi lavorativi di ogni settore: animale (acari, forfore, larve di coleotteri, etc…), vegetale (lattice, fibre tessili, farine, etc…), chimica (coloranti, farmaci, isocianati, lattice, nichel, etc…) e biologica (muffe, batteri, antibiotici, enzimi, etc...). I lavoratori che ne sono esposti possono contrarre l’infezione per via aerea, respirando gli allergeni che si trovano nell’aria o per contatto, quando toccano le attrezzature e le superfici contaminate. Questa varietà di situazioni comporta lo sviluppo di problematiche altrettanto diversificate, in termini di allergie professionali che si possono manifestare e di gravità. Tra le malattie professionali riconosciute e più diffuse troviamo la congiuntivite allergica che provoca arrossamento, prurito, bruciore, lacrimazione oculare; l’asma professionale che si manifesta con respirazione faticosa, senso di oppressione al petto, respiro sibilante; la rinite allergica con starnuti continui e ostruzione nasale e, ancora, le allergie professionali al lattice, una sostanza di origine vegetale presente in un gran numero di oggetti di uso comune, e le allergie professionali al nichel che possono interessare sia la cute che le vie respiratorie. 

La prevenzione delle allergie professionali? Un dovere del datore di lavoro

La prevenzione e la messa in sicurezza dell’ambiente di lavoro giocano un ruolo fondamentale nel combattere la comparsa delle allergie professionali in azienda, che possono diventare un problema serio tanto per la salute del dipendente quanto per quella dell’impresa. Importante allora è seguire le indicazioni dell’INAIL e adottare misure preventive, che in primo luogo hanno a che fare con l’igiene dei locali e la salubrità dell’aria che vi si respira.

La corretta sanificazione degli ambienti di lavoro è una buona abitudine che contribuisce a mantenere livelli di allergeni nell’aria e negli ambienti bassissimi, con un drastico abbattimento di batteri, muffe, spore, lieviti e virus. La sanificazione degli ambienti di lavoro deve essere svolta regolarmente, con specifici prodotti per sanificare gli ambienti che neutralizzano virus, batteri, inquinanti e pollini, purificano l’aria da allergeni e la deodorano. Per il titolare un supporto fondamentale e di facile utilizzo per combattere l’insorgere delle più comuni malattie professionali, mettere in sicurezza le persone e lavorare in un ambiente in cui sentirsi protetti e a proprio agio.

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Gestire questi aspetti è responsabilità del datore di lavoro, su cui possono ricadere pesanti oneri economici e serie conseguenze giuridiche che dipendono dalla gravità della patologia insorta al dipendente. Se la malattia professionale provoca inabilità temporanea e assoluta al lavoro, il titolare deve erogare la retribuzione nei primi tre giorni di assenza, al termine dei quali la copertura verrà garantita dall’INAIL. In caso di contrattazione collettiva in azienda, il titolare può dover provvedere anche all’integrazione economica all’indennità INAIL. Se la malattia professionale è dovuta a scorrettezze nella prevenzione e protezione negli ambienti di lavoro in accordo con l’art. 2087 C.C. sul datore di lavoro ricade la responsabilità civile relativa alla mancata adozione delle misure adeguate atte a “…tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. E, in particolare, se c’è stata violazione delle norme di prevenzione e igiene, il lavoratore affetto da malattia professionale può intentare un’azione civile nei confronti dell’azienda. E non finisce qui. Qualora venga riconosciuta la responsabilità del datore di lavoro, l’INAIL può intraprendere l’azione di regresso e richiedere il rimborso dell’intera cifra erogata al dipendente.

Come tenere lontane le allergie professionali e i rischi legali

Oltre a dedicare massima attenzione all’igiene e alla sanificazione degli ambienti di lavoro i titolari di aziende e attività commerciali con dipendenti possono tenere a bada la comparsa di allergie professionali addottando le misure preventive e di contenimento degli allergeni individuate dall’INPS: dall’adozione dei più comuni dispositivi di protezione individuale come le mascherine e guanti latex-free negli ambienti molto polverosi, alla costante aerazione di stanze in spazi bui e umidi, al controllo e pulizia periodica dei filtri dei condizionatori dell’aria, fino ad effettuare test diagnostici per evidenziare predisposizioni ad allergie specifiche come le allergie professionali al lattice o al nichel, sempre più frequenti negli ambienti di lavoro.

Infine, stipulare l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali può essere una buona soluzione per ottenere un eventuale parziale ristoro e/o esonero dalla responsabilità civile se patologie come le allergie professionali sono imputate alla condotta del lavoratore o dei soggetti incaricati della sorveglianza.

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Fonte: INAIL - Allergia al lavoro



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