Sanificazione studi medici: il webinar del dott. Giovanni Mauro | Parte III

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Gli aspetti da considerare nei protocolli igienici di uno studio medico, con un focus sulla terminologia corretta in tema di sanificazione degli ambienti sanitari.

Proseguono i webinar Sanity System dedicati al mondo della sanificazione ambientale. In questa terza puntata il dottor Giovanni Mauro, medico chirurgo specializzato in odontostomatologia e docente dell’Università di Parma, inizia con un excursus tecnico relativo alla terminologia usata nella sanificazione degli studi medici e in generale degli ambienti sanitari. Successivamente, si concentra sulla tematica dei protocolli igienici in ambito sanitario, con particolare attenzione alle misure adottate su personale e strumentario.

Sanificazione degli ambienti sanitari: i problemi legati alla terminologia

Dottore, a suo avviso, ci sono problematiche o incomprensioni in merito alla terminologia usata in ambito medico per la sanificazione degli studi medici?

Proprio così, c’è un bel problema di terminologia, ma cercherò di chiarirlo nel modo più semplice possibile. Esiste una terminologia anglosassone e una terminologia italiana. Quest’ultima, attualmente ha preso un po’ in prestito (anche l’Istituto Superiore di Sanità) alcuni termini che non sono correttissimi da un punto di vista infettivologico. 

Nella terminologia anglosassone, per sanitize si intende la pulizia e la decontaminazione, per sanify o il sinonimo disinfect, la riduzione del numero assoluto di microrganismi mediante biocidi, per sterilization, la distruzione di tutti gli organismi viventi. Secondo gli infettivologi italiani, la terminologia è leggermente diversa: si parla di igienizzazione per le procedure di pulizia e decontaminazione, di disinfezione per la riduzione del numero assoluto di microrganismi mediante biocidi e di sterilizzazione per la distruzione di tutti gli organismi viventi. 

Igienizzazione, disinfezione e sterilizzazione sarebbero ricompresi nel termine sanificazione, ma nell’uso comune il termine sanificazione viene più spesso associato alle prime due procedure. Lo stesso ISS considera la sanificazione come: “un complesso di procedimenti e operazioni di pulizia e/o disinfezione, per il mantenimento della buona qualità dell’aria in un ambiente chiuso”.

Quali sono le definizioni che ritiene opportuno avere ben chiare in questo contesto? Ad esempio, cosa si intende per antisepsi e asepsi?

Per antisepsi intendiamo una neutralizzazione di una carica microbica per blocco della riproduzione, non necessariamente per uccisione dei germi. Per asepsi, invece, intendiamo un procedimento finalizzato a impedire la contaminazione da parte di microrganismi di substrati precedentemente sterilizzati. Attenzione anche al termine disinfettante, che si usa in ambito infettivologico per tessuti non viventi, mentre antisettico è quello che si usa sulla cute. 

Un’altra serie di definizioni piuttosto importanti è, ad esempio, quella relativa alla detersione: significa rimuovere lo sporco mediante azione meccanica con prodotti che possano diminuire la tensione superficiale dei liquidi, chiamati detergenti, che non hanno una funzione di disinfezione o di decontaminazione. Mentre per decontaminazione intendiamo un processo preliminare che diminuisce la carica batterica totale di una superficie, quindi facilita e rende meno pericolose le operazioni successive. In ultimo, ricordiamo che per disinfettante si intende un prodotto e/o un’attività antimicrobica destinata all'impiego su oggetti o substrati inanimati e lo stesso si dice per i processi di disinfezione.

Protocolli igienici negli ambienti sanitari: le misure previste per il personale e per la strumentazione.

Dottore, potrebbe illustrare cos’è rimasto uguale e cosa è cambiato rispetto ai protocolli igienici negli ambienti sanitari?

Gli ambienti sanitari devono garantire operatività in piena sicurezza. Sono quindi da predisporre protocolli igienici a livello di personale, strumentario e ambiente (superfici, acqua, aria).

Per il personale, quello che già viene fatto e che viene fatto ancor più accuratamente in epoca post-covid è la protezione con la presenza di presidi protettivi individuali mirati (mascherine, ffp2, ffp3, guanti, sottoscarpe, occhiali, camici monouso) e la procedura di detersione delle mani.

Per quello che riguarda lo strumentario, invece, poco è cambiato: gli ambulatori odontoiatrici e gli ambulatori chirurgici hanno uno strumentario che necessita sempre di sterilizzazione. Gli ambulatori medici e quelli medico-estetici di altra natura hanno invece meno bisogno di procedure di sterilizzazione per lo strumentario, perché si avvalgono in maggior misura di dispositivi monouso. Le procedure sono comunque sempre standardizzate. La sterilizzazione è una procedura che deve avvenire con metodi ripetibili, standardizzabili e documentabili. Tracciabilità e catena di sterilizzazione, in questo caso, sono passaggi imprescindibili. 

In merito alle indicazioni fatte dal dott. Giovanni Mauro può essere utile sapere che un conto è la sterilizzazione dello strumentario con cui si interviene sul paziente (obbligatoria in alcuni casi, in altri no), un conto è la sanificazione degli ambienti  (superfici, oggetti, aria, e così via) dell’ambulatorio medico. Anche se non è obbligatorio, è facile intuire come sanificare il proprio studio sia una buona pratica di igiene, tanto importante per la sicurezza di chi ci lavora quanto di chi viene curato. 

Nel rafforzare i protocolli igienici, gli studi medici e gli ambulatori possono avvalersi di macchine per sanificare professionali capaci di ridurre drasticamente la carica microbica nell’intero ambulatorio. Adottare le giuste precauzioni e arricchirle con la sanificazione all’ozono degli ambienti, permette di rendere lo studio più sicuro e abbatte l’insorgenza di infezioni nosocomiali.

Non perdere i precedenti interventi del dott. Giovanni Mauro: il primo su come avviene la contaminazione e come è cambiata la sanificazione dello studio medico negli ultimi anni, il secondo su come avvengono le contaminazioni e quali meccanismi può mettere in campo il medico per evitare che accada.

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